Così scriveva nel lontano 1986 il sociologo tedesco Ulrich Beck. Sono passati quasi trent’anni e le cose non sono cambiate, anzi si sono aggiunti altri elementi di instabilità, quali crisi e scandali finanziari, che rendono obbligatorio e essenziale ragionare di tutela-protezione-sicurezza.
La famiglia è una piccola impresa che produce servizi, genera un reddito, contrae debiti e gestisce un patrimonio. Va quindi trattata con la stessa attenzione con cui si tratta una realtà produttiva. Oggi la famiglia è più fragile che mai e proprio in questo momento è prioritaria la tutela dei rischi al fine di mantenere e possibilmente incrementare nel tempo, il benessere economico finanziario e psicologico dei relativi componenti.
Nella vita quotidiana il rischio salute è costantemente presente: nella famiglia italiana secondo l’istituto superiore della sanità, si verificano 3,3 milioni di infortuni domestici ogni anno. Tutto ciò viene aggravato da episodi di mala sanità che sono all’ordine del giorno!
I piccoli e grandi infortuni vengono imputati generalmente alla distrazione, più spesso al caso e alla fatalità. Dare la colpa al destino cinico e baro non risolve però il problema: lascia gli individui e famiglie esposti a rischi spesso rilevanti. Non bisogna pensare “non è mai successo niente”, ma chiedersi: “se dovesse succedere, quali saranno le conseguenze economiche per la mia famiglia?".
Gli italiani hanno una percezione dello stato sociale e delle relative prestazioni molto alta, ma la reale copertura è molto bassa. Le aree scoperte dalla previdenza pubblica (INPS, INAIL, casse autonome) sono destinate ad allargarsi!
Ognuno ha il diritto e la possibilità di scegliere se proteggersi o meno, ma la consapevolezza nel 21° secolo della necessità di attuare appropriate strategie di protezione è un vero e proprio obbligo morale!